Covid in Campania: allarmismo o prevenzione?

Diletta Iervolino 21 Ottobre 2020

La situazione epidemiologica degli ultimi venti giorni mostra un incremento dei contagi e una difficoltà nel tracciamento dei contatti, sia a livello nazionale sia regionale. Al 20 ottobre in Campania si registrano 1.312 positivi, di cui 567 attivi nell’area nolana.

Relazionare questi dati al numero di tamponi effettuati e all’alta percentuale di asintomatici riscontrati ha portato le masse a gridare al complotto, ad accusare la Regione Campania di terrorismo psicologico, a criticare l’evidente mancanza di un costruttivo operato volto al colmare le carenze di trasporti sanità e scuola.

Tanti inneggiano a una vuota ribellione (spesso sui social media) contro un governo regionale che limita la libertà personale perché obbliga all’uso della mascherina o ostacola la circolazione sul territorio, che preclude alle piccole attività commerciali la possibilità di restare in piedi con restrizioni di orario, che impedisce agli studenti di frequentare le lezioni scolastiche in presenza.

Vuota ribellione perché fondamentalmente priva di capacità di osservazione e pensiero critico alfabetizzato, oltre che di una profonda coscienza di classe necessaria a fare rivoluzione, come Karl Marx ci ha insegnato.

Senza dubbio, lo scaricabarile tra Stato, Regione, Prefettura, Comuni e il permanere di una situazione strutturale deficitaria - evidenziata già nei mesi più duri della pandemia - fa indignare particolarmente e andava assolutamente pretesa una riorganizzazione del lavoro, della produzione, del sistema sanitario scolastico e dei trasporti, delle misure di sostegno economico, del meccanismo tamponi e tracciamento, ma le sterili polemiche non risolvono i problemi che da anni gravano sulla regione (e la nazione), né tengono al sicuro la salute pubblica.

Guardiamo al ridicolo tentativo di difesa della propria libertà personale da… una mascherina: pur accentando per vere le ipotesi che quest’ultima potrebbe avere delle controindicazioni a lungo termine, al momento è comunque l’unica tutela che abbiamo; pur ammettendo libertà di informazione e pensiero, la principale preoccupazione non può esser rappresentata da un dispositivo di protezione individuale – p r o t e z i o n e – perché allora vuol dire che il concetto di libertà personale ha raggiunto un livello davvero basso. E che, come scrisse Marguerite Yourcenar, pochissimi sanno essere liberi e pochissimi sanno cosa vuol dire esserlo.

Inoltre, c’è da ricordare che, se non avessimo adottato questi comportamenti preventivi, non avremmo potuto frenare l’ondata che ci ha investiti a marzo. Certo, rispetto ad allora abbiamo una maggiore conoscenza del virus, la sua carica sembra aver subìto delle modifiche e abbiamo più tamponi a disposizione.

Ma come non notare che l’attuale e relativamente tranquillo andamento del virus sembra esser proprio quello di novembre scorso, quando però inconsapevolmente vivevamo la nostra quotidianità senza mascherine né distanziamento, senza igienizzare mani né superfici, senza test né tracciamenti. Privi di cognizione e dispositivi, ci siamo ritrovati ad affrontare una situazione epidemiologica fuori controllo.

Resta l’evidenza che ormai ci accompagna da mesi, ovvero che il coronavirus si diffonde in modo così veloce e intangibile, da non poter essere frenato se non attenendosi alle basilari regole di distanziamento interpersonale, lavaggio delle mani e utilizzo della mascherina.

Non un mero slogan istituzionale o inutile allarmismo, né volontà di assolvere il governo (nazionale e regionale) dalle proprie inadempienze (giunto impreparato all’ondata autunnale), ma rispettare le semplici norme anti-contagio si rivela anche una responsabilità individuale. E l’unico modo per tutelare sé stessi e gli altri, perché prevenire è meglio che curare. 

Le ordinanze emanate da De Luca si susseguono giorno per giorno, inasprendosi e talvolta contraddicendosi: quel che sicuramente si evince dal modus operandi del Presidente della Regione è l’intento di limitare il più possibile mobilità e contatti. E di conseguenza l’innalzamento della curva dei contagi.

Ma, se nella maggioranza dei casi si parla di asintomatici, perché allarmarsi? Perché sancire delle ordinanze sempre più restrittive, volte al coprifuoco, alla chiusura interprovinciale, minacciando una possibile chiusura totale? Sono domande che sorgono spontanee, anche in vista di studi che affermano la bassa carica virale e di contagiosità di un individuo positivo ma privo di sintomi.

Il principale motivo di allarme sembra essere la carenza di posti nelle terapie intensive e rianimazioni di tutta la regione Campania. Anche dell’ospedale di Nola ‘Santa Maria della Pietà’. L’unico che noi – 166mila abitanti dei 18 comuni dell’area nolana – abbiamo a cui far riferimento e il cui bacino d’utenza è in realtà di circa 500mila persone. Il centro Covid a Boscotrecase è già pieno, dunque scartatelo.

Le sale operatorie del nosocomio nolano sono state destinate solo alle urgenze e un intero reparto dedicato esclusivamente al Covid (quello di Medicina Est e Ovest); niente ricoveri di elezione (ma l’intento è continuare a garantire almeno i trattamenti oncologici), con un inevitabile rallentamento delle cure di altre patologie per le quali si finisce a vagare in cerca di strutture disponibili.

Inoltre, le sale operatorie del primo piano sono state inglobate nel settore rianimazione al fine di creare una sorta di zona filtro/attesa per i pazienti positivi e anche il pronto soccorso trasformato in reparto Covid.

Si registrano aumenti di casi pure tra medici e infermieri e rallentamenti nel processare i tamponi; si deducono impossibilità di trattare le urgenze, difficoltà nel gestire le degenze per mancanza di corsie separate e luoghi distinti (destinati a trattamenti singoli), sofferenza del personale nel far fronte a questo intasamento.

Guardando specificamente al nostro territorio, si palesa dunque una situazione sanitaria critica, nonostante il diffondersi di percentuali a confronto, critiche, minimizzazioni e notizie false che tendono a sminuire lo stato dei fatti. Ingigantire le preoccupazioni non è necessario.

È piuttosto fondamentale – nel vivere una quotidianità relativamente tranquilla – mantenere la calma e prestare attenzione, mostrando senso civico e rispetto per la salute collettiva. D’altronde, come scrisse Oscar Wilde, la salute è il primo dovere della vita.

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