L'anno zero della scuola, tra DaD e Covid: le impressioni di un'insegnante palmese in servizio a Milano

Redazione 4 Gennaio 2021
L'anno zero della scuola, tra DaD e Covid: le impressioni di un'insegnante palmese in servizio a Milano

Insegna in una scuola Primaria, in un piccolo Comune di circa settemila abitanti, che si trova nell’area metropolitana di Milano. La giovane insegnante Francesca Pecoraro, originaria di Palma Campania, guarda oltre quella che è l’attuale emergenza Covid ed esprime preoccupazione per quella che potrà diventare la scuola nel futuro.

«Non ci può essere scuola senza classi e senza insegnanti ed è lì che stiamo arrivando. Sebbene stiamo vivendo una fase assai delicata, io sono per le scuole aperte. Capisco i problemi che ci possono essere nelle grandi città, ma l’80% degli studenti vive e frequenta in piccoli e medi centri dove andare a scuola è ancora possibile. Perché penalizzare tutti facendo di tutta un'erba un fascio? La Didattica a Distanza (DaD) è una necessità e non potrà mai sostituire la didattica tradizionale».

Pecoraro racconta la sua esperienza in quel di Milano.

«È il mio primo incarico, ho una classe 2ª e insegno 5 materie: Italiano, Arte, Storia, Scienze e Musica. Ho trovato i bambini con diverse difficoltà dal punto di vista didattico, ma a livello comportamentale sono bravissimi. Rispettano le regole, indossano la mascherina e igienizzano le mani; la cosa difficile da rispettare è la distanza. I bambini vogliono stare a contatto gli uni con gli altri, si vogliono aiutare e abbracciare. Per loro la mascherina va bene, va bene anche stare attenti e lavare spesso le mani, ma la distanza no».

E, allora, come fare?

«Bisogna rispettare il protocollo, c’è poco altro da aggiungere, pur se dispiace non poter abbracciare o fare una carezza ad un bambino. Dobbiamo solo sperare che l’emergenza possa esaurirsi nel corso dei prossimi mesi e che si possa ripristinare una normalità apprezzabile per continuare a fare bene e al meglio il nostro lavoro. Ma, al di là dell'Italiano, io voglio insegnare ai miei alunni a stare col compagno, ad aiutarsi, a collaborare e a cooperare per raggiungere insieme un obiettivo. Io sono per la didattica in presenza, per lo stare insieme e il lavorare in classe. La scuola è tra i luoghi più sicuri. Però, purtroppo non dipende da noi. Vedremo cosa succederà».

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