A Palma Campania i prodotti a km0 portano la firma di Daniela Nunziata Rega

Luigi De Luca 12 Gennaio 2023
A Palma Campania i prodotti a km0 portano la firma di Daniela Nunziata Rega
Eletta Presidente di CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) della Provincia di Napoli, Daniela Nunziata Rega – dal marzo 2022 – a trent’anni è la prima donna a ricoprire questo ruolo. Titolare dell’Azienda Agricola Turiello attività – che lavora su territorio palmese e dei comuni limitrofi e che si occupa della "coltivazione di altri alberi da frutta, fresca e in guscio".
Da dove nasce questa sua passione agricola?
Dai miei genitori. Sin da quando ero piccola, mi capitava spesso di aiutarli in campagna, per questo ho sempre avuto un forte contatto con la natura, con gli animali e con un ritmo di vita diverso da quello cittadino e con il quale ho scoperto di avere una certa sintonia con la campagna.
Mi dica: è questo un lavoro che interessa sempre di meno alle nuove generazioni?
Non direi. Nei tanti incontri che, in tutti questi anni, ho fatto con il sindacato che ora presiedo, ho visto la platea cambiare aspetto: se prima vedevo tutti over 50, con qualche piccola eccezione poco più giovane, adesso agli stessi si sono aggiunti ragazzi della generazione successiva.



Secondo lei, questo cambiamento da cosa è dipeso?
Diciamo subito che, quello del contadino, non è un lavoro facile nonostante ci siano, oggigiorno, macchinari che agevolano le diverse attività di produzione. Tuttavia, oltre alla fatica fisica, si è esposti fisicamente alle intemperie delle varie stagioni e si devono affrontare i cambiamenti climatici che non sempre permettono una facile gestione del raccolto. E poi, diciamo anche che ci portiamo appresso un retaggio culturale sbagliato.
Cosa intende, nello specifico?
Intendo dire che fare il contadino è sempre stato visto come una scelta che ti sminuiva. Questo pregiudizio, fortunatamente, sta scomparendo.



E invece: come vede l’idea di una riscoperta del mondo agricolo come alternativa alla frenesia delle grandi città?
La vedo come una vera e propria necessità. Per molti anche urgente. Vede, lavorare in campagna non evita di certo la fatica o la rinuncia ad una serie di cose, ma sicuramente ti rende la sensazione di una stanchezza che ti fa stare bene, che ti lascia il gusto di aver portato avanti un ciclo lavorativo che avrà i suoi frutti, in tutti i sensi. Inoltre, è un po' come se il nostro corpo riscoprisse il suo originario e naturale ritmo biologico.
E rispetto all’attuale discussione sul cambiamento climatico?
Il discorso andrebbe visto su vasta scala. Io personalmente mi trovo spesso a discuterne con i miei genitori che in campo agricolo hanno un’esperienza molto più longeva della mia. Certo, l’effettivo cambiamento si nota. Basti pensare all’anomalo caldo che stiamo vivendo e che permette ancora la presenza di molti insetti come le mosche o addirittura le zanzare. Oppure la mancanza dei cosiddetti “geli”. Un esempio chiaro a Palma sono stati i cachi (o kaki), coltivazione che negli anni scorsi durava anche fino a gennaio mentre nel 2022 è terminata in novembre.



Presidente del CIA, della provincia di Napoli. Quali sono le maggiori preoccupazioni che registra tra i lavoratori del suo settore?
Tante, come tanta è la responsabilità che porta con sé questo nuovo incarico. Sicuramente ciò che ci preoccupa è la mancanza di manodòpera, da aggiungere all’ormai risaputo aumento dei prezzi che non è, però, da inserire tra le conseguenze del conflitto in Ucraina. I prezzi erano già aumentati precedentemente. E poi, in questa zona, viviamo la drammatica esperienza di una scarsa coesione tra agricoltori, questione che danneggia le trattative con i commercianti. Per questo motivo ci ritroviamo spesso a svendere i nostri prodotti per i prezzi a ribasso imposti dai commercianti.
A cosa è dovuta questa problematica?
Ad una scarsa gestione dei rapporti protesa nel tempo. Cioè: molti di loro non coltivavano la terra per un fabbisogno personale e nel frattempo trovavano il modo per vendere anche il proprio prodotto. Differente, invece, è chi fa della coltivazione il motore trinante della propria azienda agricola, che chiaramente ha altre prospettive e di conseguenza molteplici esigenze di mercato. Questo però non sempre viene compreso.
Insomma: un “vizio di forma”?
In altre parole sì. Ma ben presto, credo, verrà superato per un effettivo ricambio generazionale. Si può solo migliorare da questo punto di vista.


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