Anziani e interventi chirurgici: un dramma silenzioso tra burocrazia, costi e solitudine

Rosa Ferrante 12 Novembre 2025
Anziani e interventi chirurgici: un dramma silenzioso tra burocrazia, costi e solitudine

In Italia, ogni anno migliaia di anziani affrontano interventi chirurgici complessi e delicati, spesso necessari per poter continuare a vivere dignitosamente. Ma quello che accade dopo, il periodo post operatorio, è una delle fasi più difficili e meno tutelate del nostro sistema sanitario. Tra medicine, riabilitazioni, fisioterapie e controlli continui, molti anziani e le loro famiglie si trovano intrappolati in un labirinto di burocrazia e spese insostenibili.

Per chi è avanti con l’età, affrontare un intervento non è mai semplice. La paura non riguarda solo l’operazione in sé, ma ciò che viene dopo: chi si prenderà cura di me? Come farò a pagare le cure e le medicine? Una volta tornati a casa, spesso in condizioni di fragilità, gli anziani hanno bisogno di assistenza quotidiana, di fisioterapia, di controlli regolari. Tuttavia, le strutture pubbliche sono sovraccariche e le procedure per ottenere aiuti domiciliari richiedono settimane, se non mesi. Nel frattempo, il malato resta a letto, spesso da solo, mentre i familiari cercano disperatamente una soluzione.

Molte famiglie non possono permettersi un’infermiera privata o un fisioterapista a pagamento. Le pensioni basse, unite ai costi elevati delle cure, rendono tutto ancora più difficile. Una seduta di fisioterapia può costare decine di euro, e i farmaci post operatori spesso non sono completamente rimborsabili. Ciò significa che chi non ha risparmi o figli in grado di aiutare rischia di restare senza cure adeguate, in un limbo doloroso che non dovrebbe esistere in un Paese civile.

A questo si aggiunge la burocrazia, che sembra non tenere conto dell’urgenza della situazione. Per attivare l’assistenza domiciliare integrata, ottenere contributi comunali o anche solo ricevere un letto ortopedico, è necessario compilare moduli, attendere valutazioni, superare controlli e lungaggini che non si conciliano con la fragilità di chi ha appena affrontato un’operazione. Le famiglie si trovano così a dover scegliere tra il lavoro e la cura del proprio caro, con il peso emotivo e pratico di una responsabilità enorme.

Eppure esistono strumenti che, se funzionassero in modo più immediato, potrebbero fare la differenza. Il medico di base può attivare l’assistenza domiciliare integrata, che garantisce infermieri e fisioterapisti a casa, ma i tempi sono spesso troppo lunghi. I servizi sociali comunali possono intervenire con aiuti economici o supporto organizzativo, ma anche in questo caso le risorse sono limitate. Esistono poi associazioni di volontariato, come Auser, Croce Rossa, Caritas, che cercano di colmare il vuoto istituzionale, ma non possono sostituirsi a un sistema pubblico che dovrebbe essere efficiente e umano.

È urgente creare un sistema rapido, concreto e vicino alle persone, che permetta di intervenire subito quando un anziano esce da un intervento. Serve un percorso sanitario semplificato, un sostegno economico reale e la garanzia di assistenza domiciliare immediata. Non si può accettare che chi ha lavorato tutta la vita, contribuendo alla società, finisca per sentirsi un peso o venga lasciato solo nel momento in cui ha più bisogno.

La dignità non ha età. Gli anziani non chiedono privilegi, ma rispetto e attenzione. Sono la memoria viva del nostro Paese, e meritano cure tempestive, sostegno e un sistema che li faccia sentire ancora parte della comunità. È tempo che le istituzioni si assumano la responsabilità di proteggere i più fragili, perché un Paese che abbandona i suoi anziani perde anche una parte della propria umanità.

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