LA BELLISSIMA NAPOLI DI LIBERATO
Valentina Soviero 20 Settembre 2023
La fiumana di gente che ha riempito Piazza Plebiscito il 16, 17 e 18 settembre, all’interno della cornice della Basilica di San Francesco di Paola, difronte al maestoso Palazzo Reale e accanto a edifici di grande valenza storica e artistica, è la folla di eremiti che si è riunita per consacrarsi a un Dio travestito di ribellione. Al concerto di Liberato è così. Sembra di trovarsi in mezzo a dei fedeli religiosi che recitano salmi e portano sulla pelle simboli e stigmate del culto, che diffondono il verbo di una Divinità senza volto.

Ma il live di Liberato, parlando dei fatti più che di religione, è paragonabile a quello dei grandi artisti internazionali e non sfigurerebbe in nessun festival. Il palco è posto a metà tra un fondale a led e uno schermo semitrasparente, rendendo le proiezioni davanti e dietro la band come tridimensionali, creando un intrigante e continuo gioco di vedo non vedo che ben si sposa concettualmente con l’anonimato richiesto dal progetto. Le sirene a manovella, le citazioni culturali intrise di napoletanità, le magliette azzurre, le rose e Calcutta incappucciato. Tra balli tradizionali e neomelodici, che ridanno vita a ciò che la globalizzazione sta portando via. Tra vogueing, tecno e break jungle, una Napoli così bella come quella di Liberato si vede poche volte.

Qualcuno l’ha definito il Maradona della musica, qualcuno uno spettro dell’Anello di Tolkien. Qualcuno pensa sia un progetto musicale, qualcuno invece, attraverso il riflesso delle sue canzoni, si è innamorato semplicemente. Liberato rappresenta la musica che sta cambiando, sperimentando. Liberato è un visionario, un sognatore. Liberato è un messaggio. Un urlo di libertà e disperazione. Rivoluzione che non conosce battaglie già viste. È qualcosa di nuovo, che oggi stupisce il pubblico con uno spettacolo internazionale che non ha precedenti.
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