Parole parole parole: COMPAGNO

Pasquale Gerardo Santella 14 Gennaio 2021

"Cari compagni, sì, compagni, perché è un nome bello e antico, che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino «cum panis», che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza, con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze. È molto più bello compagni che camerati, come si nominano coloro che frequentano lo stesso luogo per dormire, o anche di commilitoni, che sono i compagni d’arme. Ecco, noi della Resistenza siamo compagni, perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame ma anche insieme vissuto il pane della libertà, che è il più difficile da conquistare e mantenere…”.

Queste sono parole di una lettera inviata dallo scrittore Mario Rigoni Stern nel 1973 ad un convegno dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) di Treviso.  Sul significato e sul valore di «compagno» Rigoni Stern ha ragione. La parola è bella per il suo significato originario e per l’uso che ne facciamo nella nostra vita. Vi sono i compagni di studio, i compagni di lavoro, i compagni di svaghi e di vacanze, i compagni di una vita. È la sola parola che possa rendere con efficacia il senso di una esperienza comune, soprattutto se vissuta in anni difficili.

La connotazione ideologica che la parola aveva qualche anno fa, ad indicare gli aderenti al comunismo, “i rossi”, si è ormai persa e, a parer mio, se ne faceva un uso riduttivo e fuorviante sotto il profilo linguistico nel momento in cui con essa si definiva specificamente i membri di uno stesso partito politico.

Del resto un partito è solo una libera associazione di individui che si riuniscono per realizzare un programma comune in vista delle elezioni (nel migliore dei casi). Non richiede lealtà e fedeltà assoluta per una intera vita.

Compagni sono quelli che condividono il pane quotidiano, metaforicamente e spesso anche materialmente. Mi permettete di chiudere ancora con una citazione? “Non credo che siamo parenti, ma se lei è capace di tremare di indignazione ogni qualvolta si commetta una ingiustizia nel mondo, siamo compagni” (Ernesto Che Guevara).

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