Parole parole parole: DIDATTICA

Pasquale Gerardo Santella 10 Settembre 2020

La didattica indica per definizione la teoria e la pratica dell’insegnamento. La radice remota è da, nel senso di “mostrare”, ma poi si dirama per rami linguistici secondari per significare “potere miracoloso” oppure “prendersi cura”, e in latino dida significa seni, poppe. Gli antichi, dunque, assegnavano all’insegnamento la naturale capacità di mostrare il mondo.

Certo, come scrive Maggiani “insegnare è prendersi cura, dalla gatta che insegna ai suoi cuccioli come comportarsi sulla ghiaietta, a Socrate che insegna ai suoi alunni che l’unica ragionevole verità è sapere di non sapere. Ma non è il prendersi cura di un medico, non di un pastore di greggi, non di un cane da guardia, è il farsi materia di un potere di disvelamento. Saper mostrare, dare alla luce, liberare…”.

È questo il miracolo, non quello divino che si aspetta dal cielo l’ingenuo credente che va a Lourdes o a San Giovanni Rotondo, ma quello terreno del sapere che si fa corpo, del corpo che si fa parola, della parola che si fa offerta, dell’offerta che si fa condivisione e moltiplicazione.  E, pensateci, non causalmente si dice “corpo insegnante” e, ripensateci, la didattica a distanza semplicemente non è didattica.

E, ritornando al significato latino del vocabolo, è bello immaginare l’insegnamento come una mamma che offre il seno gonfio al bambino perché ne succhi il latte, nutrimento vitale per la crescita che lo aprirà alla conoscenza di sé e del mondo.

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