Parole parole parole: NOSTALGIA

Pasquale Gerardo Santella 8 Aprile 2021

La parola “nostalgia” (composta dal greco nostos – ritorno – e algos – dolore) significa “dolore del ritorno“ ed entra nel vocabolario europeo nel XVII secolo per opera del medico svizzero Johannes Hofer, che aveva notato una patologia, diffusa tra i suoi connazionali, arruolati come mercenari, costretti a starsene lontani dai loro monti e vallate, che dapprima chiamò heimweh (il dolore della casa).

Nostalgia è il sentimento di tristezza che si prova nel ricordare cose, persone o situazioni passate: un amore giovanile, la perdita di un amico, la terra natia lontana, gli affetti familiari, una condizione di benessere o felicità o successo di un particolare fase della nostra vita.

È un desiderio del ritorno che si accompagna al dolore, soprattutto se c’è la consapevolezza dell’impossibilità del ritorno. Ma essa può essere anche benefica perché ci fa afferrare il senso di caducità della vita, quello stesso senso che non rende una cosa meno bella per il semplice fatto che è destinata a svanire.

Lo sguardo che si rivolge all’indietro non svuota la vita né del suo presente né del suo futuro.

Noi tutti possiamo avere, per esempio, nostalgia di un familiare che non c’è più, lo ricordiamo, percepiamo il vuoto che ha lasciato. Nondimeno al termine di questo doloroso lavoro della memoria, la sua assenza non può, non deve paralizzare la nostra vita, perché se il nostro sentimento è autentico, noi dobbiamo riuscire ad incorporare l’oggetto del desiderio perduto, a farlo nostro, a trasformare la nostra nostalgia in un sentimento positivo che da una parte mantiene la nostra vita in un contatto invisibile con quella di chi ci ha lasciato; dall’altra apre le porte alla vicinanza e all’incontro con gli altri.

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