Ci lascia Charlie Watts, storico batterista dei Rolling Stones

Franco Simeri 25 Agosto 2021
Ci lascia Charlie Watts, storico batterista dei Rolling Stones

Era il batterista dei Rolling Stones dal 1963 ed uno dei più importanti di sempre.
Aveva compiuto 80 anni a giugno. La notizia della sua morte è stata diffusa con un breve comunicato secondo cui Charlie Watts è morto in ospedale a Londra.

Ad inizio agosto aveva annunciato che a causa di un problema di salute non avrebbe partecipato al prossimo tour dei Rolling Stones negli Stati Uniti questo autunno: aveva detto di aver subito un intervento chirurgico, ma nonostante il buon esito dell' operazione avrebbe avuto bisogno di più tempo per rimettersi in salute.



Charlie Watts nacque nel 1941 ed entrò nei Rolling Stones a 22 anni, nel 1963, quando gli altri membri della band (Mick Jagger, Keith Richards e Brian Jones) poterono permettersi di pagargli uno stipendio settimanale. A quei tempi Watts era già piuttosto affermato come batterista jazz nella scena musicale di Londra, e con il suo stile contribuì a far diventare i Rolling Stones una delle band rock più amate dalla gente.

Per tutta la sua carriera ha continuato ad impugnare le bacchette della batteria con la cosiddetta "impugnatura tradizionale", vale a dire con la bacchetta sinistra impugnata con il palmo della mano rivolto verso l’alto, utilizzata da pochissimi batteristi che suonano pop o rock, ma invece necessaria per i jazzisti. A proposito del suo modo di suonare, Keith Richards dichiarò: "Charlie Watts mi dà la libertà di volare sul palco".

Con i Rolling Stones ha registrato tutti i dischi della band, l’ultimo dei quali, "Honk", è uscito nel 2019.
Parallelamente alla sua carriera con i Rolling Stones ha suonato in varie band jazz.
Era il più riservato dei membri del gruppo, fedelissimo alla moglie Shirley, l’unico a rifiutare le groupies, anche se Mick Jagger e Keith Richards continuavano a ripetergli che fosse pazzo, che la vita fosse una sola e quella degli Stones era la migliore delle vite possibili. Persino quando sono stati invitati nella villa di Hugh Hefner, il patron di Playboy, durante il tour americano del 1972, Watts è stato l’unico a trascorrere tutto il tempo nella sala giochi invece che con le conigliette.



E' storia un episodio ad Amsterdam nell' ottobre del 1984. Charlie Watts si trova nella sua stanza d' albergo quando riceve una telefonata. È Mick Jagger. Lui e Keith Richards, ma questo Charlie Watts lo saprà soltanto in seguito, sono appena tornati da una notte di alcol ed eccessi. "Perché non chiamiamo Charlie?", dice a Keith. "Beh, lo conosci. A quest’ora dorme". "Chiamiamolo lo stesso", dice Mick. Jagger fa il numero della stanza di Watts. "Ehi, dov’è il mio batterista?", chiede. "Perché non trascini il tuo culo fino a qui?"
Charlie Watts non dice una parola, appende la cornetta, va in bagno, si fa la barba, si mette lo smoking, lucida le scarpe, le indossa. Esce dalla stanza, raggiunge Mick Jagger nella camera di Keith Richards, si avvicina e gli sferra un pugno in faccia facendolo finire sopra un piatto di salmone affumicato. Jagger non accenna a rialzarsi, guarda Charlie Watts con aria interrogativa. E Charlie Watts gli dice: "Non mi chiamare mai più il mio batterista. Sei tu il mio fottuto cantante del cazzo!".

Buon viaggio Charlie.

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