Gli effetti del Signoraggio Bancario

Giuseppe Montuori * 16 Novembre 2023
Gli effetti del Signoraggio Bancario

Per signoraggio bancario (pratica nata in epoca romana), si intende il “lucro” conseguito da uno Stato allorquando questi attribuisce alla moneta un potere d'acquisto maggiore rispetto a quello del materiale, con il quale viene coniata. Secondo l’organizzazione delle banche centrali europee (Eurosistema) il signoraggio bancario rappresenta il reddito monetario ricavato dalle banche centrali di ogni Paese Ue (SEBC), nell'esercizio delle funzioni di politica monetaria. In sintesi, in modo assai elementare, possiamo affermare che il signoraggio è costituito dalla differenza tra il valore impresso sulla facciata della banconota ed il costo di produzione della stessa.

Per meglio comprendere il significato e l’origine storica del signoraggio in Europa, occorre risalire al periodo Medievale, in quell’epoca, infatti, e fino agli inizi del diciannovesimo secolo, ognuno poteva recarsi alla Zecca pubblica portando seco un pezzo d’oro per farlo coniare, trasformando quindi il pezzo di metallo prezioso in danaro, naturalmente, a seconda delle modalità coniali di quel periodo. Logicamente sulla moneta era impresso il sigillo di garanzia dello Stato o del Signore che governava nel luogo in cui veniva coniata. In tal guisa, sulla moneta veniva impresso anche il valore della stessa - in base al peso - ed era accettata da tutti come metodo di pagamento, senza alcuna osservazione di chi la riceveva. 

Ovviamente il servizio prestato dallo Stato, era fatto a titolo oneroso, infatti quest’ultimo si faceva pagare, trattenendo parte dell'oro portato alla Zecca pubblica per il conio della moneta. Questo era il diritto di signoraggio che, già dalla notte dei tempi, rappresentava altresì un introito per le casse pubbliche, non sempre floride. Un piccolo esempio di quanto testé enunciato, può venire dalla moneta da 1 euro (costituita da un bi-Metallo Coin di rame, zinco e nichel), il cui costo di produzione non arriva a 20 centesimi, ebbene, la differenza di circa 80 centesimi, costituisce il signoraggio bancario per lo Stato, a tal uopo, è bene ricordare che la prima moneta bimetallica al mondo, è stata messa in circolazione in Italia nel 1982 ed è stata la 500 lire.

Nel nostro Paese il danaro (euro) viene coniato dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (con sede in via Salaria - Roma), per conto del MEF che, in qualità di ente emittente, ne dispone la distribuzione sull’intera penisola, avvalendosi delle Filiali della Banca centrale Nazionale. È importante sapere che, in passato, per ogni banconota c’era un controvalore in oro (riserva aurea), depositato nei caveau delle banche centrali, a garanzia della moneta coniata, in ossequio al principio della parità con l’oro. Infatti, fino agli inizi degli anni ‘70, il valore della moneta era reale, perché esisteva una sorta di contropartita, nel senso che la massa monetaria in circolazione, era garantita da un controvalore in oro. Quindi se uno Stato possedeva 200.000 dollari, in contropartita esisteva un controvalore in oro. Successivamente a tale periodo, il 37º Presidente degli Stati Uniti d'America (1969-1974), Richard Milhous Nixon, decise di abolire la “parità monetaria” e, da allora, ogni Paese decise di emettere danaro liberamente, senza nessuna garanzia sottostante.

Quindi, la solidità di uno Stato era “garantita dalla semplice parola” dei governanti e null’altro. Oggi, invece, il valore della moneta (da stampare), è direttamente proporzionale alla quantità di beni/servizi prodotti da uno Stato. La stampa di una maggiore quantità di moneta, provocherebbe la diminuzione del valore della stessa e l’aumento dei prezzi di beni e servizi, in sintesi l’inflazione.

Quest’ultima, rappresenta un fenomeno perturbativo dell’economia reale del Paese, la quale oltre all’aumento dei prezzi, comporta anche la diminuzione del potere d’acquisto della moneta (quantità di beni e servizi che si possono acquistare con una unità di moneta). Inoltre la stessa (inflazione), comporta altresì una riduzione del valore delle somme depositate sul conto corrente bancario, quindi una erosione delle liquidità investite.

Ciò sta a significare che, successivamente, all’atto del disinvestimento del danaro, riceveremo una somma con la quale si potranno acquistare meno beni/servizi rispetto al precedente periodo in cui è avvenuto l’investimento. Ecco perché occorre molta cautela nella stampa di nuova moneta, una quantità superiore al dovuto, sarebbe causa dei rischi anzicitati.


* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione) 

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