La situazione economica italiana tra guerre e dazi
Giuseppe Montuori * 10 Luglio 2025
Le varie guerre in atto e i dazi proposti/imposti dal Presidente americano (D.Trump), avranno sicuramente un impatto sulla situazione economica italiana. Uno studio recente, ha previsto che le aziende italiane potrebbero accusare una contrazione tra i 5-7 mld. di euro di fatturato, causato dai dazi USA nei diversi settori quali quello farmaceutico, cantieristico, automotive, vino, alimentari, ecc.. E’ palese che le tensioni geopolitiche apportano nocumento sia in ambito produttivo che occupazionale, questo perché l’economia del Belpaese e saldamente basata sull’export e, quello statunitense, è al terzo posto per volume d’affari e, tutto ciò, rende l’Italia più esposta ai dazi e ai dissidi commerciali internazionali.
Tuttavia, nonostante le continue sfide in atto, le previsioni per l’economia nostrana, non sono affatto negative, questo anche grazie ad un calo dell’inflazione e alla ripresa delle richieste dall’estero. Infatti, anche in previsione dell’avvento dei dazi, molti Paesi esteri, hanno aumentato di parecchio le loro richieste commerciali alle aziende italiane, allo scopo di non farsi trovare impreparati in caso di un eventuale surplus impositivo da pagare (dazi) sulle merci acquistate. Certo il pericolo gabelle è sempre dietro l’angolo e rimandi a parte, prima o poi potrebbero fare la loro apparizione nel territorio dell’Eurozona e, in tal caso, non bisogna farsi trovare impreparati, perché come sopra citato, il primo ostacolo che si presenterebbe è una sensibile diminuzione delle esportazioni, al punto tale da poter mettere in difficoltà tutti i settori all’uopo interessati.
Ecco in questi casi l’Italia deve avere una sua politica economica che, in un mare in tempesta, le consenta comunque di rimanere a galla, attuando una strategia che mitighi gli effetti dei dazi evitando, in primis, eventuali conflitti, ostilità e rivalità interne, cercando di capitalizzare al massimo il buon andamento dei mercati finanziari e poi se necessario, fare ricorso sia a risorse pubbliche che del risparmio privato per gli investimenti che il caso specifico richiederebbe. Certo, tutto ciò cozza un po' col pensiero del padre fondatore dell’economia politica, infatti secondo Adam Smith, la libera concorrenza e il libero scambio, sono fondamentali in qualsiasi tipo di mercato, entrambi portano ad un aumento della produttività. Nel suo libro "La ricchezza delle nazioni" pubblicato a Londra nel marzo 1776, egli sosteneva che il mercato, lasciato libero di operare senza forzature statali, sarebbe stato in grado di autoregolarsi attraverso la libera concorrenza.
Per Adam Smith, l’intervento statale non ha mai giovato alla politica economica di un Paese. A conti fatti il pensiero Smithiano era/é diametralmente opposto a quello Trumpiano il quale tenta di risollevare le sorti di una economia americana non più floridissima, attraverso interventi di stato quali sono i dazi.
Ad ogni modo, lo scenario economico italiano per l’anno in corso, prevede una lieve crescita, con un PIL in tendenza positiva, accompagnato da un trend occupazionale in ascesa ed un tasso di disoccupazione in flessione. Del resto la stessa economia cinese presenta un PIL che rallenta nella crescita rispetto agli ultimi mesi, mentre quello americano è addirittura in regressione rispetto al trimestre precedente.
In definitiva le tensione geopolitiche, dalle quali dipendono anche i prezzi dei prodotti energetici, nonostante l’incognita dazi, fanno propendere per una economia italiana comunque positiva che, in quest’ultimo periodo, sta godendo degli effetti trainanti di un aumento della domanda interna, con un settore come quello turistico con indubbi effetti positivi sull’attuale situazione economica dello stivale che, pur non viaggiando a velocità sostenuta, non presenta particolari fattori di rischio. E’ comunque innegabile che l'incertezza del quadro internazionale, possa comunque rallentare l’andamento del commercio mondiale che, a sua volta, può avere ripercussioni anche su quello dei singoli Stati, ebbene in questi casi hanno il loro peso anche i vari rapporti internazionali che ciascun Paese ha saputo tessere e, in questo ambito, la premier Meloni è abile.
* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione)