LA CRISI DELLA POLITICA ITALIANA E L’AVVENTO DELLA COSIDDETTA II REPUBBLICA

Giuseppe Montuori * 24 Luglio 2023
LA CRISI DELLA POLITICA ITALIANA E L’AVVENTO DELLA COSIDDETTA II REPUBBLICA

I partiti politici italiani fino agli inizi degli anni ’90, di fatto, erano quelli nati nel corso della lotta antifascista e periodo seguente alla fine del secondo conflitto mondiale. Per decenni la DC (Democrazia Cristiana), aveva guidato il governo del paese rappresentando la forza politica con maggiori consensi elettorali. Le caratteristiche della DC erano da sempre state l’interclassismo (convivenza e collaborazione delle diverse classi sociali), lo stretto rapporto con il Vaticano e con le numerose associazioni di matrice cattolica che appoggiavano il partito. Come Coldiretti, la Fuci, l’Azione cattolica, le Acli. I democristiani erano stati anche i più fermi sostenitori dell’atlantismo in funzione anticomunista. Intorno alla Democrazia Cristiana si erano schierati nel corso dei decenni il Partito Liberale Italiano (PLI), nato dalle ceneri del Partito d’Azione che aveva lottato contro il regime fascista, interlocutore privilegiato dell’imprenditoria illuminata; Il Partito Socialdemocratico Italiano (PSDI), nato da una scissione del Partito Socialista Italiano (PSI). Tuttavia vale la pena soffermarsi su quest’ultima formazione politica. Il PSI era il più antico partito politico italiano, nato a Genova il 15 agosto 1892 e aveva caratterizzato tutta la storia italiana a partire dalla fine del XIX secolo.

I socialisti dopo l’espulsione dei partiti di sinistra dal governo nel 1948 avevano fatto fronte comune con il Partito Comunista Italiano ma, verso la metà degli anni cinquanta essi iniziavano a cercar sempre più attivamente una propria autonoma configurazione e presenza politica che li sottraesse all’egemonia esercitata dai comunisti. Attraverso tale sforzo il Partito Socialista approdava dalla prima metà degli anni sessanta nei governi di centro sinistra basati nell’alleanza fra democristiani e socialisti anche nel tentativo di isolare politicamente il Partito Comunista. Una strategia conseguenza, altresì, della condanna dell’invasione sovietica d’Ungheria nel 1956, che segnano un profondo solco tra i due partiti della sinistra italiana. Per iniziativa del leader storico Pietro Nenni, l’avvicinamento alla DC di Fanfani e Moro giungeva alla stagione del primo centro sinistra (governo Moro), caratterizzata dal tentativo di operare grandi riforme strutturali dell’intero sistema italiano. I socialisti  andati al governo con l’ambizione di modernizzare l’Italia e di realizzare una politica riformista si accorsero ben presto di quanto fosse difficile ottenere questi risultati con l’alleanza con la Democrazia Cristiana (DC), e usciti dal governo sull’onda della mobilitazione operaia e studentesca della fine degli anni ’60, subirono una nuova scissione da posizioni di destra con la nascita del PSDI, dopo averne subita un’altra da posizioni di sinistra con la nascita del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP).  L’opposizione di sinistra nel dopoguerra, come detto fu saldamente egemonizzata dal Partito Comunista Italiano (PCI). La destra dello scacchiere politico, diversamente, oltre ai nostalgici della monarchia, scomparsi definitivamente alla fine degli anni ’60, era rappresentata nel dopoguerra dal Movimento Sociale Italiano (MSI), partito dichiaratamente fascista, isolato ed escluso almeno formalmente per questo motivo dalla normale dialettica politica fino al 1994. Negli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, ha svolto una funzione importante di modernizzazione del paese il Partito Radicale nei referendum sul divorzio (1974) e sull’aborto (1981) che videro la sconfitta delle forze conservatrici, favorendo un progressivo processo di laicizzazione dell’opinione pubblica. Nello stesso periodo nasce il Partito Verde, formazione di ispirazione ambientalista.

Tra la metà degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta, il nostro Paese è stato provato dagli anni di  piombo e dalla strategia della tensione (sequestro e omicidio dell’ex Presidente del Consiglio, il democristiano Aldo Moro ), riusciva tuttavia a sconfiggere la lotta armata e ad avviare un processo di rinnovamento con l’elezione di Sandro Pertini alla presidenza della Repubblica (1978). Il Partito Socialista col suo nuovo leader[1], eletto segretario nel luglio 1976 si oppose fortemente al “compromesso storico” tra DC e PCI, che avrebbe potuto rendere i socialisti politicamente irrilevanti, al contrario rese il suo partito ago della bilancia della vita politica, avviando una strategia politica fondata sul binomio laicismo e modernizzazione.  Iniziava quindi negli anni  ’80 una nuova fase di collaborazione con la Democrazia Cristiana contendendo ad essa l’egemonia della coalizione. Tale ruolo permetterà a Craxi (1983-1987), di formare due governi il primo dei quali, è tra quelli di maggiore di durata. La fine degli anni ’80 vede anche la prima grande formazione politica operare un cambiamento della propria denominazione, il PCI diventava PDS (Partito Democratico di Sinistra), con una scissione che dava vita al Partito della Rifondazione Comunista (PRC). In un turbine di eventi che avrebbero condotto alla destabilizzazione del sistema politico e istituzionale italiano, iniziava intanto a Milano la stagione di “Mani Pulite”, con la magistratura che indagava su fatti di corruzione e la pratica delle tangenti, con politici e grandi imprenditori che venivano arrestati senza riguardi, scatenando forti e contrastanti attacchi nell’opinione pubblica.  I partiti di governo reagivano con sdegno, ma a poco a poco i principali dirigenti nazionali erano raggiunti dagli avvisi di garanzia e il parlamento sotto la pressione popolare e della stampa toglieva l’immunità parlamentare per i reati comuni. In questa situazione veniva eletto Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro[2]  che,  dopo l’elezione dell’aprile 1992, affidava l’incarico di formare il governo al socialista Giuliano Amato[3], ex braccio destro di Bettino Craxi. Quest’ultimo capace di vincere un referendum che aboliva la scala mobile, statista di grande spessore, non seppe o non volle vedere la corruzione che dilagava attorno a lui. Il crollo della  “Prima Repubblica” e di molti suoi protagonisti, era accompagnato dall’ozio dei partiti politici italiani, i quali avevano cancellato ogni capacità a rinnovarsi. Il sistema politico della partitocrazia era andato in crisi.

Il partito di opposizione più importante (PDS), aveva da combattere una crisi di identità profonda. La crisi della partitocrazia era stata causata dall’opera di alcuni giudici contro un gran numero di politici (e di imprenditori), corrotti. Si può dire che in questo modo la giustizia prendeva parzialmente i compiti della politica e delle altre istituzioni statali. Per alcuni, in quell’epoca, era stata posta la parola fine al comportamento cinico mostrato da certuni partiti sia di governo che delle opposizioni. Un solo vecchio partito, il Movimento Sociale Italiano (MSI) e soprattutto la tendenza di Fini, aveva tratto beneficio dal collasso di DC e PSI insieme, diversi, infatti, furono coloro che dalle fila di questi due ultimi partiti, passarono sotto le ali di AN.  Gli avvenimenti successivi al 1992 ed il coinvolgimento di molti esponenti del PSI in alcune indagini di corruzione politica, segnavano la fine triste e amara del più antico e per molti decenni glorioso partito italiano. Nel frattempo Bettino Craxi era fuggito in Tunisia. A distanza di tempo, “….Su Bettino Craxi l’Italia comincia a interrogarsi, con un po' di senso di colpa. Fu indubbiamente un grande statista. E certamente fu coinvolto da quel malcostume politico che permeava la Prima Repubblica. Anche se è oramai palese che lui pagò per molti se non per tutti. Ora la domanda è: su di  lui si concentrarono i normali e giusti controlli di una magistratura impegnata a far trionfare la giustizia, oppure ci fu una operazione premeditata per determinare la sua fine e quella del suo mondo ad ogni costo….?”[4] [5]  Si arriva quindi al 1994 e troviamo: da una parte Forza Italia, nuovo partito fondato e propagandato da S.Berlusconi che, riesce ad allearsi con la Lega Nord nelle regioni settentrionali e con AN, che aveva preso il posto del MSI, nel centro sud del Paese; dall’altra parte entrano in campo divisi tra di loro, sia i DS alleati con Rifondazione, i Verdi e altri raggruppamenti laici, sia il Partito Popolare, erede principale della DC. Grazie al sistema maggioritario[6] vincerà il centro destra capeggiato da Berlusconi[7] che però non riuscirà a governare a lungo e si dimetterà alla fine del 1994 abbandonato dalla Lega Nord. In sostanza la fine della Prima Repubblica coincise con le elezioni politiche del 27 marzo 1994, che segnò l'affermazione del bipolarismo in Italia. Da allora si iniziò a parlare comunemente di Seconda Repubblica.


1) Benedetto Craxi, detto Bettino (Milano, 24 febbraio 1934 – Hammamet, 19 gennaio 2000), antifascista per antonomasia è stato segretario del Partito Socialista Italiano dal 16 luglio 1976 all'11 febbraio 1993. Primo dei tre figli dell'avvocato (di origini siciliane), Vittorio Craxi.;

2) Scalfaro fu sfiorato dallo scandalo dei «fondi neri» del servizio segreto civile (Sisde). L'archiviazione, da parte del Tribunale dei ministri, arrivò il 18 luglio del 2001, ma per lunghi anni l'ombra del sospetto aveva gravato sul presidente emerito della Repubblica, fin da quando era ancora inquilino del Quirinale;

3) Quello di Amato fu un quadripartito (DC,PSI,PSDI e PLI), con 8 ministeri in meno ed una economia spenta;

4) Bettino Craxi – Una storia tutta italiana – di Enzo Catania, pubblicato da Boroli;

5) La rivelazione sorprendente di Tangentopoli come golpe mediatico-giudiziario arriva da uno dei protagonisti dell'inchiesta Mani Pulite: il giudice Gherardo Colombo. La furia giacobina di quelle toghe ha distrutto la Prima Repubblica con l’intento di costruirne un’altra governata da un'altra forza politica: la sinistra. Di Ruben Razzante, su “La nuova Bussola Quotidiana”. Inoltre: “Tangentopoli fu un colpo di Stato fatto dai Pm”, di Piero Sansonetti su Il Riformista;

6) ll sistema maggioritario è un sistema elettorale che privilegia la formazione di un sistema bipolare e di un parlamento composto da due schieramenti distinti e contrapposti, limitando o addirittura escludendo la rappresentanza di schieramenti inferiori;

7) Al quale nel novembre 1994 verrà comunicato a voce l'invito a comparire (notizia pubblicata in anteprima dal Corriere della Sera), durante una conferenza dell'Onu  che presiedeva a Napoli come capo del Governo, finita poi con l'assoluzione "per non aver commesso il fatto”.


* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione) 

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