«Aiuto mio figlio partito in guerra, sto vivendo un incubo senza fine»
Dino Lauri 30 Aprile 2024Negli occhi c’è tutta la preoccupazione che una mamma può soffrire per il suo figlio partito per il fronte di guerra. Nadia Kanashka vive da undici anni in Italia, a Palma Campania. Da quattro mesi il suo cuore è in tormento: suo figlio, 36 anni, è stato chiamato per la prima volta alle armi per combattere i russi e contrastarne l’invasione.
La guerra in Ucraina, che si protrae ormai da oltre due anni, richiede ogni giorno di più l’impiego di nuove forze armate, quindi la leva obbligatoria non risparmia nessuno, tra gli uomini, che si trovano in condizione di poter servire la propria Patria. Il figlio di Nadia ha sostenuto un programma di addestramento ed ora è andato a tutti gli effetti in guerra: «Sono due settimane che non ho più sue notizie», ci racconta sconsolata la signora Kanashka. «Lui – prosegue – abita nella città di Kasatin, in una regione centrale dell’Ucraina, Vinnytsia, dove ha moglie e due figli. Sono in ansia per lui e cerco di fare il possibile, per quanto riesco, per poter sostenere ed aiutare lui e la famiglia».
Infatti, a Palma Campania, insieme ad altri connazionali, Nadia si prodiga per reperire qualsiasi cosa possa tornare utile alle famiglie che hanno mariti, figli, parenti ed amici impegnati nel conflitto con la Russia.
«Da quanto mio figlio è partito sul fronte, sono già tre volte che ho inviato in Ucraina tutto il necessario: oltre a generi alimentari e medicinali, ho dovuto anche acquistare in armeria un elmetto ed un giubbino antiproiettile, oltre che assicurargli vestiti, magliette, calze, scarpe e – ovviamente – anche delle garze, delle siringhe e degli anticoagulanti per sanare le eventuali ferite riportate. A Palma Campania, oltre a me, ci sono diverse altre persone che hanno familiari e parenti in guerra: ci riuniamo, prepariamo i pacchi da inviare in Ucraina e li affidiamo ai corrieri».
La signora Kanashka spera di avere notizie del figlio quanto prima, anche se – più in generale – non ci sono grandi speranze circa la conclusione del conflitto bellico a breve.
«Chi si trova lì – afferma Nadia – è molto scoraggiato e dice che questa è una guerra che non sembra avere mai fine. Ora, l’età per essere arruolati è scesa a 16 anni, perché servono rinforzi costanti sul fronte. Noi, che siamo a migliaia di chilometri di distanza, non possiamo fare altro che aiutare in ogni modo, per quanto ci è possibile, sperando che questa brutta vicenda – che s’è abbattuta su di noi e sui nostri cari come un incubo – possa terminare quanto prima».
Dino Lauri