AMERICAN TRAVELS - ISLE OF HOPE, ISLE OF TEARS
P. Gerardo Santella 29 Ottobre 2025
Il battello che da Battery Park ti porta a Liberty Island nel viaggio di ritorno ti ferma anche a Ellis Island.
Mi aveva emozionato nel 2006 il film di Emanuele Crialese Nuovomondo, sottotitolo Golden door. La porta d’oro è Ellis Island, primo centro di accoglienza, ma anche di quarantena e di selezione eugenetica, per i migranti arrivati dal Vecchio Mondo. Trail 1894 e il 1927 ci passarono in 20 milioni, di cui tre erano italiani.
Per tutti era l’isola della speranza, per molti si rivelò l’isola delle lacrime.
Un terzo dei nuovi arrivati non andò oltre New York, il 2% fu rinviato indietro. Ce n’è un eco nella canzone napoletana Lacreme napulitane (1925), di Libero Bovio:
“Ah, nce ne coste lacreme st’ America
A nuje napulitane (…)
Comme è amaro stu pane”.
Viaggio di circa 15 giorni su un piroscafo con fino a 3.000 persone a bordo: 20 in prima classe, 40 in seconda, tutti gli altri in terza; per dormitorio due ordini di cuccette con circa 150 persone per camera; di giorno tutti in coperta e, quando è freddo, molti si ammalano a bronchi e polmoni.
Finalmente la Merica!
L’Inspection Line è peggio del viaggio, ammassati tra le transenne per giorni con procedure di schedatura e di valutazione da parte di medici, che scrutano il claudicante, marchiandolo con F (feet- piedi) o guardano gli occhi per scoprire il glaucoma, oppure osservano volto e atteggiamento, rivolgono domande, mettono il codice X, cioè disturbato mentale da curare. Infine le fatidiche 29domande per verificare se l’emigrante può essere accolto: nome, cognome, città di provenienza, religione, razza, mestiere, se sa leggere e scrivere, generalità della persona prezzo cui è ospitato…
Molte famiglie sono divise. È indispensabile possedere 50 dollari per la sopravvivenza nel primo mese. Le donne non possono viaggiare sole per timore della prostituzione, ci deve essere qualcuno ad aspettarle e disposto a pagare per loro; talora le “fiancèes” sono portate in municipio per sposare subito un americano che le mantenga.
Dice lo scrittore francese George Perec: “Ellis Island è stata una specie di fabbrica per la confezione di americani, un luogo per trasformare gli emigranti in immigrati, una fabbrica in stile americano, rapida ed efficiente come uno stabilimento di salsicce di Chicago. Si infilava da una parte un irlandese o un ebreo ucraino o un italiano delle Puglie e dall’altra – dopo vaccinazione, disinfestazione, esame degli occhi e delle tasche – usciva un americano bell’ e fatto”.
Fare ora una visita al Centro di accoglienza restaurato è una esperienza coinvolgente.
Rivivi il viaggio dal Vecchio al Nuovo mondo.
A partire dalla “Sala dei bagagli” al primo piano, dove sono ammassati sacchi, borse, valige legate con la corda, bauli disastrati, dove erano stipate le masserizie dei migranti.
Al secondo piano la “Sala di Registrazione”.
Al terzo piano “Il dormitorio”.
Girando per le varie sale puoi vedere foto e filmati d’epoca, ricostruzioni virtuali, documenti, oggetti originali, quali gli strumenti adoperati dai medici per le visite e “tesori di casa”, più di tremila oggetti che gli emigranti potarono con sé dalla terra d’origine: scarpe, libri, giocattoli, santini, un pianoforte, ventilatori, un orologio con catenella da taschino, un orsetto di pezza, un abito da sposa…

Tornado al primo piano si entra nell’ American family immigration history Center. Qui puoi facilmente ricercare, tramite un database computerizzato, il nome degli oltre 22 milioni di passeggeri che tra il 1892 e il 1924 giunsero ad Ellis Island attraverso il porto di New York.
Sai che il tuo nonno paterno è stato per qualche tempo in America. Non conosci l’anno. Ricordi solo che non gli piaceva parlare di quella esperienza. Vuoi saperne qualcosa in più.
La ricerca è breve. Sullo schermo appare la lista, scritta a mano, dei passeggeri provenienti da Napoli imbarcati sul piroscafo “Madonna”, partito il 20 giugno 1906 e arrivato il 3 luglio. La scorri velocemente a partire dall’alto in basso. Al numero 23 e successivo 24 leggi “santella Brigida” e “Santella Pasquale”, sorella e fratello, entrambi non sposati, provenienti da Palma Campania, ospitati dalla sorella Giuseppina e dal cognato Giuseppe Graziano, residenti a Brooklyn, sapevano leggere e scrivere, l’una era sarta, l’altro manovale…C’è anche una foto de piroscafo che nella parte superiore riporta la didascalia: Telegrafo senza fili a bordo.
Tuo nonno, che allora aveva 24 anni, avrebbe resistito solo 8 mesi. Aveva trovato lavoro nella manutenzione delle strade, che però nel periodo invernale era sospesa, e allora preferì ritornare nella sua terra. Le sorelle sarebbero rimaste ì e avrebbero generato numerosi figli. L’ultimo figlio di Giuseppina, Michele; l’ho incontrato che aveva festeggiato da poco i 90 anni, con una festa cui hanno partecipato figli, nipoti e pronipoti e dove si è esibito assieme alla sua seconda moglie, una vedova sposata appena un anno prima, in un vivace tip tap tra gli applausi di tutti gli invitati.
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