Carmine Carrella: analista palmese e capo area UIF in Banca D'Italia

Luigi De Luca 1 Giugno 2023
Carmine Carrella: analista palmese e capo area UIF in Banca D'Italia
Laureato in Economia con una specializzazione in materie bancarie e finanziarie, Carmine Carrella, originario di Palma Campania, ha poi conseguito un Master in Finanza presso l’IPE Business School con sede a Napoli e Lisbona.

Esperto Professionista in rendicontazione, consulenza finanziaria e antiriciclaggio, è attualmente capo area e coordinatore di un team specializzato in problematiche relative all’evasione fiscale e all’abusiva offerta di servizi finanziari presso l’Unità di informazione finanziaria per l'Italia (UIF), in Banca d'Italia. 

Carmine, nello specifico di cosa si occupa la tua squadra?
Riceve, acquisisce e analizza segnalazioni di banche e professionisti riguardanti ipotesi di riciclaggio di somme di denaro di origine illecite: dall’evasione fiscale alla criminalità organizzata in tutte le sue forme più complesse. All’interno dell’Unità collaboriamo con altri team che si occ
upano tematiche come l’abuso di fondi pubblici, il finanziamento del terrorismo e l’usura.

Come si svolge il vostro lavoro?
Abbiamo la possibilità di acquisire le informazioni per le indagini finanziarie presso soggetti specifici, ci avvaliamo anche degli archivi camerali, bilanci societari e database dell’anagrafe tributaria, per acquisire riscontri utili. In questo modo valutiamo la rilevanza dei dati acquisiti per trasmetterli agli organi investigativi, come la Guardia di Finanza oppure la Direzione investigativa antimafia.

Quanti sono attualmente i casi esaminati?
Nei vari presidi all’interno della Banca D’Italia, sono circa 140mila le segnalazioni sospette. Noi ci occupiamo di creare un filtro per poterle catalogare in base al rischio e alla fenomenologia, così da selezionare quelle più rilevanti e attivare i successivi approfondimenti di indagine.

Avete “poteri” straordinari per agire in maniera efficace?
Sì, quelli necessari per un primo intervento. Ad esempio abbiamo il potere di sospendere operazioni sospette per un massimo di cinque giorni lavorativi, su richiesta della Guardi di Finanza, della DIA o dell'Autorità Giudiziaria. L'Unità dispone anche di poteri ispettivi nei confronti dei soggetti che operano nel settore finanziario, come le banche o le società creditizie.

Quanto è vasto il vostro raggio d’azione?
La nostra attività è di natura strategica, per cui si avvale di una collaborazione sia nazionale sia internazionale. L’UIF, negli anni, ha sviluppato un sistema di scambio d’informazioni con le altre UIF dei paesi esteri caratterizzato da rapidità e sicurezza dei dati, secondo i criteri dettati dalle Raccomandazioni del GAFI: organismo intergovernativo che promuovere strategie di contrasto del riciclaggio.

Quindi quanto sono importanti l’informazione e la formazione?
Sono attività propedeutiche. Basti pensare al costante radicamento della cultura del controllo, sin dagli anni Novanta, quando Giovanni Falcone ebbe l’idea “innovativa” - valida ancora oggi - di “seguire il denaro” (follow the money) per ricostruire i business mafiosi. Pertanto, per mitigare la nascita di nuovi sistemi, curiamo delle pubblicazioni annuali di sensibilizzazione.

Ma questo basta per estirpare il fenomeno in atto?
Non del tutto. Il nostro sforzo è principalmente quello di “indebolire” le organizzazioni criminali rendendo più difficile l’accesso al sistema finanziario o, nel caso in cui non sia possibile, di permettere all’autorità giudiziaria un’individuazione più efficace delle risorse da sequestrare o confiscare.

Ritornando al tuo percorso: senti ci sia continuità con il tuo primo percorso di studi?
Diciamo che ero interessato molto di più al business bancario e finanziario. Quando entrai in Banca D’Italia ne fui entusiasta, ma all’assegnazione all UIF rimasi a dir poco perplesso. Era una struttura che stava appena nascendo e avevano bisogno di risorse.

Poi, cosa è successo?
Ho solo messo in campo tutte le mie competenze per imparare e migliorare l’attività che svolgiamo , col tempo, ho avuto un bel po' di soddisfazioni.

E adesso, come ti percepisci?
Il lavoro è tanto e a volte ti sembra di svuotare il mare con un cucchiaio. Ma posso dirmi orgoglioso del mio lavoro, perché lo vivo innanzitutto come un servizio. Adesso, ho un ulteriore responsabilità: formare le nuove e giovani risorse. È per me il “magis” che mi spinge a dare il meglio per questo paese.

 

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