I SENTIERI DELLA MEMORIA: realtà e invenzione tra "Racconti di Carta"

Luigi De Luca 3 Aprile 2022
I SENTIERI DELLA MEMORIA:
realtà e invenzione tra "Racconti di Carta"

Un progetto editoriale di Dino Lauri, direttore del quindicinale “Il Pappagallo” e della “Michelangelo 1915 Editore” di Palma Campania. Una collana, dal titolo “Racconti di Carta”, diretta dal prof.re Pasquale Gerardo Santella con le copertine illustrate da Mario Errico. Cinque autori, cinque racconti. Un unico obiettivo: «far conoscere ai giovani fatti e personaggi storici del territorio. Una “strategia di intrattenimento” funzionale all’acquisizione della conoscenza e presa di coscienza della storia».
Nelle prossime voci di rubrica, come un viaggio nel tempo, potremmo «assistere allo spaventoso spettacolo dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., partecipare ad un ballo nello splendido salone del cinquecentesco Palazzo aragonese o alla caccia del falcone nel bosco retrostante, far parte dell’esercito rivoluzionario sotto la guida di Morelli e Silvati nei moti napoletani del 1820-21; essere attori di un processo di crescita e formazione dall’infanzia all’adolescenza, all’età adulta».
 
E per non restare col fiato sospeso, un primo racconto per scaldare i motori.
“Il ragazzo di Teglanum” di Giacomo Battipaglia che ci riporta all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. lungo le strade di quella che oggi conosciamo come Palma Campania ma che, in passato, forse, veniva indicata come Teglanum in una copia medioevale di una pergamena (definita “Tabula Peutingeriana”) risalente al IV secolo e custodita presso la Biblioteca Nazionale di Vienna. Di questa città però, non si sa nulla, nemmeno di ulteriori riferimenti. Ciò non toglie, però, alla curiosità e alla parola di fare il suo corso, regalandoci una storia che tra «realtà e invenzione» ci riporta indietro nel tempo.

 
Questa è la storia di Aulo, diciassettenne di una piccola cittadina: Teglanum, posizionata in pianura «sotto una collina che degradava lentamente come una gobba di dromedario, o più poeticamente come una duna di deserto» diventa il luogo in cui Aulo è pienamente immerso nella sua quotidianità, fatta di lavoro nei campi, cura del bestiame e del suo cavallo Riri che «gli piaceva tantissimo». Aulo esprime tutta la sua passione per la natura e i diversi animali non avendo la più pallida idea di cosa ci sia oltre le mura. Solo brevi racconti, così di passaggio, nei quali si immedesima passando per Roma, Calabria, Nuceria e fin giù sulla famosa isola di Sicilia. Tutta la sua vita giovinezza, vissuta tra le semplici e familiari relazioni: il padre Decimo, la madre Clelia, il nonno, gli amici Caio e Publilio e la giovane e bella Lavinia, della sua stessa età. Un’amicizia, quest’ultima, travolgente anche se a tratti silenziosa e mai disinteressata. «Un giorno la sposerò» - dice Aulo. Ma quel giorno dovrà prima vedere qualcosa di inaspettato, mostruoso, “irreale”. L’eruzione del Vesuvio, il panico di un popolo impreparato e in ginocchio per chiedere grazia agli dèi fino a terra, ferito dai lapilli infuocati. Poco lontano da una statua, due gambe di donna: è la madre di Lavinia che si lascia andare in un ultimo «flebile lamento» mentre «la mano della donna che Aulo stringeva tra le sue mani diventava completamente inerte. […] Quella era la prima volta che i due ragazzi vedevano da vicino la morte, e quell’esperienza li sconvolse nel modo più totale». Due settimane dopo, con il cuore ancora pieno di dolore e paura, Aulo ritroverà Riri il suo cavallo preferito e con lui la sua quasi normale quotidianità, più forte e coraggioso nel pensare al domani. Sarà, forse, tra le braccia di Lavinia?









 
 
 
 
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