La gogna mediatica e giustizialista

Giuseppe Montuori * 16 Gennaio 2024
La gogna mediatica e giustizialista

In quest’ultimo periodo si sta parlando molto, del caso che vede coinvolta Chiara Ferragni (imprenditrice, modella, influencer, di origini cremonese), per una storia legata alla campagna pubblicitaria di una nota casa produttrice di pandoro/panettone e relativa donazione ad un ospedale torinese. Dal punto di vista civilistico, l’influencer è già stata multata dall’Antitrust al netto dell’eventuale ricorso al Tar che l la stessa vorrà e potrà esercitare, come nel suo diritto. Dal punto di vista penale, invece, la stessa è indagata dalla Procura della Repubblica Meneghina per “Truffa aggravata”.

Fin qui nulla da eccepire, infatti, in qualsiasi Paese democratico, ognuno ha diritto a far valere le proprie ragioni e, a dimostrare la propria estraneità in presenza di probabili accuse, sia esse di carattere civile e/o penale. Quindi è il caso di andarci piano con la scure della condanna di popolo e, aspettare, il risultato finale dei magistrati, gli unici delegati dalle leggi dello Stato a giudicare con serenità e ovvia imparzialità, se un determinato fatto (presumibilmente) commesso da qualsiasi persona, possa avere una possibile valenza penale. Quello dei giudici è l’aspetto più importante perché numerosi sono i casi di persone (politici e non), che dopo aver conosciuto l’ignominia della limitazione delle libertà personali, a distanza di tempo vengono riconosciuti, dalla stessa giustizia, innocenti.  Purtroppo indagini e processi a carico di molti amministratori, nel corso di questi anni, spesso sono terminati con archiviazioni o assoluzioni.

Un dossier diffuso dal partito di “Azione”, curato dal responsabile giustizia Enrico Costa, ha messo in risalto almeno 150 casi simili più o meno recenti. E uno di questi è proprio la vicenda dell'ex primo cittadino di Agrigento, Marco Zambuto: indagato per abuso d'ufficio, fece un passo indietro nel 2014 prima che scattasse la legge Severino, poi, assolto, non poté più ricandidarsi perché secondo la legge regionale siciliana chi si dimette non si può ricandidare allo stesso incarico (Agrigento Notizie). Spesso le indagini nei confronti di costoro hanno riguardato realizzazioni di strutture, concessioni di spazi pubblici, erogazioni di contributi, affidamento di servizi, nomine o rapporti con società private ecc. Varie situazioni con indagini nei confronti del politico di turno, spesso sono terminate con archiviazioni di inchieste e processi che hanno portato all’assoluzione.  

In quest’ultimi giorni, ancorché trattasi un una storia che non ha riguardato un politico ma, forse di un ennesimo caso analogo (assoluzione dopo la condanna), si sta parlando con insistenza della strage avvenuta nel 2006 ad Erba (CO), per intenderci quella che ha visto come protagonisti Olindo Romano e Rosa Bazzi, ebbene ci sarebbero nuove e importanti prove che potrebbero portare al proscioglimento e, come conseguenza, l'annullamento della condanna nei confronti dei citati coniugi.  Nuove prove, infatti, che la Corte dovrà valutare: intercettazioni ambientali, telefoniche, audio e video, nuove consulenze, nuovi testimoni.  Fra loro c’è un uomo che, secondo i legali della difesa, avrebbe riferito di una faida con un gruppo rivale individuando nella casa della strage “la base dello spaccio” nella vicina piazza del mercato. Un nuovo movente per la strage, che a questo punto poco avrebbe a che fare con l’odio dei coniugi (Rai news).  

Anche per la d/ssa Letizia Caso, docente di psicologia sociale all’Università Lumsa e membro del pool di esperti sull’indagine, “Olindo e Rosa sono soggetti fragili e facilmente suggestionabili e sono stati indotti a una falsa testimonianza…. essi hanno di fatto ammesso di aver compiuto qualcosa che non avevano fatto, perché pressati dalla Polizia….” (Rai news).  Tanti nuovi e importanti fattori sopravvenuti, hanno convinto il giudice Cuno Tarfusser (dal 2019 Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di appello di Milano), a dare pratica esecuzione alla sua proposta di revisione, egli usa espressioni come "condanna pronunciata in conseguenza di falsità in atti", "manipolazioni da parte dei carabinieri" e l'uso di fonti di prova "come 'grimaldelli' per convincere i fermati a confessare" quando la lettura delle sentenze "non lascia spazio a perplessità" (Tgcom24) …… "Sono state diffuse bugie di ogni tipo, se la sono presa con due persone che non sapevano come difendersi che, all'inizio, hanno avuto un avvocato d'ufficio che, durante gli interrogatori, è stato quasi sempre zitto…… Poi, all'improvviso, arrivano quei due carabinieri che, con la scusa di prendere di nuovo le impronte digitali, mi hanno fatto una testa così, dicendo che era meglio confessare perché avremmo avuto un forte sconto di pena, come succede ai pentiti di mafia"……. Estratto della lettera che i due coniugi hanno inviato al Tg1 Rai (Tgcom24).

Ebbene tutta questa storia potrebbe avere un epilogo a dir poco spaventoso, vale a dire l’assoluzione di marito e moglie, nella fattispecie Olindo e Rosa. Se ciò avvenisse, sarebbe un duro colpo per la Magistratura e per la sua credibilità, ancor peggio ne uscirebbe la polizia giudiziaria e, non osiamo immaginare l’odissea vissuta da questi due eventuali “innocenti”. Staremo a vedere.  Avocando una celebre frase del grande Alessandro Manzoni “ai posteri l’ardua sentenza”.


* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione) 

ULTIMI ARTICOLI
Strade chiuse per il Giro d’Italia
Strade chiuse per il Giro d’Italia
Giovanna Donnarumma 10 Maggio 2024
Dispersione scolastica: Palma si scopre indifesa
Dispersione scolastica: Palma si scopre indifesa
Alessandro Borrelli 10 Maggio 2024