Parole parole parole: CANDIDATO

Pasquale Gerardo Santella 30 Gennaio 2021

Candidato deriva dall’aggettivo candido e dall’usanza nell’antica Roma, da parte dei cittadini che concorrevano alle cariche pubbliche, di girare per le vie della città in una toga bianca, resa ancora più bianca per mezzo di una particolare sostanza gessosa di cui non si conosce la formula.

Per questo bianco brillante delle loro toghe questi personaggi erano chiamati candidati, cioè, alla lettera, imbiancati. Naturalmente toghe così bianche servivano ad attirare l’attenzione degli elettori su quelli che le indossavano e che si mettevano in mostra per richiamare gente con cui intavolare discussioni, dibattiti, polemiche. Insomma semplice e strumentale propaganda elettorale, come avviene oggi nelle piazze virtuali.

E a proposito di latino e candidati, Cicerone nel “De officiis” (I doveri morali), dava loro questi due consigli:

1) curare l'utile dei cittadini in modo da adeguare ad esso ogni loro azione, dimentichi e incuranti dei propri interessi;

2) provvedere a tutto l'organismo dello Stato, affinché, mentre ne curano una parte, non abbiano a trascurare le altre. E continua: “Il governo dello Stato deve esercitarsi a vantaggio non dei Governanti, ma dei governati”.

Come vedete, sono osservazioni ancora attuali. Cicerone consiglia ai politici di mettere da parte, nell’amministrare la cosa pubblica, i propri interessi personali e di lavorare per il bene della collettività; inoltre di rivolgere la loro azione non a favore della loro parte (parenti, amici, clienti, gruppo politico o di potere di appartenenza), ma di tutti i cittadini, dato che, nell’espressione della loro funzione e attività politica, li rappresentano tutti.

E a me piace anche illudermi che quel biancore splendente fosse anche simbolo di una specchiata moralità dei candidati.

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