Agrivoltaico nell'area nolana e vesuviana: la nuova frontiera dell'energia alternativa

Diletta Iervolino 29 Agosto 2022
Agrivoltaico nell'area nolana e vesuviana: la nuova frontiera dell'energia alternativa

Si chiama agrivoltaico la nuova frontiera dell’economia italiana, balzata agli onori delle cronache nel corso di questa estate in cui uno degli argomenti cardine dell’informazione pubblica e privata ha riguardato le fonti energetiche alternative a quelle tradizionali.

Il professore nolano Vincenzo Di Riso, docente di Economia Aziendale presso l’Isis “Europa” di Pomigliano d’Arco, ci concede un’interessante intervista nella quale offre delucidazioni ed aggiornamenti in materia.

«Il Ministero della Transazione Ecologica – dichiara il professor Di Riso – agli inizi di luglio ha fornito le linee guida per l’agrivoltaico in modo da garantire un’interazione quanto più sostenibile possibile fra produzione energetica e produzione agricola cosa che può consentire senza più ombre di dubbio l’impiego combinato delle rinnovabili in agricoltura partendo dall’uso corretto del fotovoltaico».

Il Governo nazionale ha proposto due provvedimenti che mettono il settore primario e quello agroindustriale in condizione di dare il loro contributo al processo di transizione energetica della nostra economia.

«Secondo i dati forniti da Terna (società italiana operatrice delle reti di trasmissione dell'energia elettrica, ndr) nel 2020 in Italia si sono consumati 301 TWk di energia elettrica e se volessimo usare solo l’energia solare che ha un capacity factor del 18% avremmo bisogno di 191 GW di capacità installata che corrispondono a 1660 km2 di superficie coperta da pannelli solari. Noi, in Italia (fonte ISMEA 2021), abbiamo ben 34.000 km2 di terreni agricoli abbandonati. Sarebbe dunque sufficiente occuparne il 5% per ottenere una economia interamente basata sul fotovoltaico».

Qual è dunque la scommessa che intende vincere il Governo nazionale?

«Si punta a favorire l’impiego delle superfici agricole nella produzione di energia da FER ed in particolare dalla fonte del sole. Oltre al Ministero della Transazione Ecologica, anche il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali s’è mosso. È stato, difatti, emanato un bando con una dotazione di 1,5 miliardi di euro, di cui 1,2 destinati proprio al settore agricolo, per agevolare la realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti dei fabbricati delle aziende agricole strumentali all’attività primaria».

Di Riso assicura che si tratta di «una massa enorme di risorse, appannaggio per il 40% delle aziende agricole del Sud, che possono beneficiare in base alla normativa sul cumulo delle agevolazioni per gli stessi investimenti anche del Credito di Imposta Mezzogiorno, rendendo particolarmente conveniente la realizzazione di un impianto fotovoltaico sui tetti dei fabbricati strumentali e sulle serre delle proprie aziende e destinate ad attivare una nuova capacità di generazione di energia dal sole di almeno 375 Megawatt entro il 30/06/2026».

Ma non è tutto.

«Oltre alla realizzazione di impianti fotovoltaici si andrà ad agevolare pure la rimozione e lo smaltimento dell'amianto/eternit dai tetti in conformità alla normativa vigente; la realizzazione dell'isolamento termico dei tetti; la realizzazione di sistemi di aerazione connesso alla sostituzione del tetto (intercapedine d'aria). E con aliquote di contributo a fondo perduto per le aziende agricole e della trasformazione dei prodotti agricoli dell’ordine del 50% elevabile al 70% se l’azienda agricola e giovanile, cioè è condotta da un soggetto che ha meno di 40 anni, e per le aziende agricole che trasformano prodotti agricoli in prodotti non agricoli, come quelle che ad esempio producono gelati, lavorati da forno, riconosce un contributo a fondo perduto del 50% se l'impresa richiedente è una piccola impresa, un contributo del 40% se si è in presenza di una media impresa ed un contributo del 30 se si è in presenza di una grande impresa».

Di Riso aggiunge, concludendo: «Se l'investimento è realizzato in Molise, in Campania, in Puglia, in Basilicata, in Calabria o in Sicilia si può avere una maggiorazione del 15%. In tutti i casi al contributo a fondo perduto della misura Missione 2, componente 1, investimento 2.2 del PNRR Parco Agrisole si può cumulare il Credito di Imposta Mezzogiorno portando nel complesso il mix delle agevolazioni concedibili al 95% nel peggiore dei casi se non al 100%. E non sono ancora partite le misure del POR FESR delle Regioni del Sud Italia che hanno al loro interno un bel po' di risorse per il sostenere lo sviluppo delle FER anche sotto forma di Comunità Energetiche rinnovabili e, quindi, non solo per l’autoconsumo».

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