LE PARENTESI ENDOLESSEMATICHE

P. Gerardo Santella 5 Gennaio 2023
LE PARENTESI ENDOLESSEMATICHE

Sono così definite le parentesi inserite al’interno di una parola. Si trovano, ad esempio, nelle edizioni filologiche dei testi, dove si mettono in parentesi le integrazioni dell’editore al testo. Ma questa pratica di scrittura è talora utilizzata nella letteratura, nella saggistica e nella scrittura giornalistica.

Mi permetto di riportare alcuni esempi tratti dalla mia personale esperienza di scrittura:

1) MALEDUCA(U)TO

Maleducauto è una parola che non esiste nel vocabolario italiano. Me la sono inventata, in un articolo in cui parlavo del caos del traffico cittadino, per definire gli automobilisti che non rispettano le regole stradali e parcheggiano negli spazi non autorizzati (in doppia fila, sulle strisce pedonali, sul marciapiede, nelle zone verdi, davanti agli ingressi privati…). L’articolo si intitolava Il maleduca(u)to. Proprio per dare al lettore la possibilità di capire il senso di una parola nuova sono ricorso alla interposizione della u nella parentesi in modo che alla parola maleducato si aggiungesse anche la parola auto e le due parole insieme formassero una unica parola composta, che delineasse l’immagine dell’automobilista indisciplinato, con un accrescimento semantico della prima parola.

2) LETTERATURA E A(/O)LTRE

È il titolo di una mia raccolta di saggi di letteratura, pubblicata nel 2002, in cui i vari scritti “sono accomunati dall’idea di una letteratura meticcia, che, pur privilegiando la centralità del testo, ampli i suoi confini e si contamini con i linguaggi delle altre arti”. In tal senso la disposizione nella parentesi della O, preceduta dalla sbarretta obliqua ad indicare: a) che si può leggere altre e oltre, due soluzioni alternative ma egualmente ammissibili, indicando le altre arti che possono interagire con la letteratura, e il fatto che in questo modo la letteratura vada oltre la parola scritta per contaminarsi con l’immagine e la musica. Certo non è una espressione immediatamente fruibile (la si comprende solo dopo aver letto i saggi o almeno l’Introduzione), ma la sintesi dell’intentio dell’autore in un titolo significativo, che attrae e incuriosisce il lettore e lo induce a chiedersi: ma che vuole dire?

3) ZAPP (BLOB) ING

È il titolo di un altro mio libro, dedicato alla televisione e diretto in particolare agli studenti. Nella parola zapping, il guardare la televisione cambiando continuamente canale, ho inserito la parola blob, con riferimento alla trasmissione televisiva composta da brevi sequenze da vari programmi, collegate tra di loro da un filo satirico. Infine volevo anche avvertire i destinatari che il libro si poteva leggere non seguendo un percorso lineare pagina dopo pagina, ma a caso facendosi attirare dai titoli dei vari capitoli secondo un proprio interesse o curiosità.

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