IL PONTE SULLO STRETTO E LE IMMANCABILI CRITICHE
* Giuseppe Montuori 12 Agosto 2025
Sono trascorsi 57 anni da quando per la prima volta la politica ha lanciato l'idea della costruzione del ponte sullo stretto di Messina, per intenderci l'opera che avrebbe dovuto unire Calabria e Sicilia. Correva l'anno 1969 quando il Ministero dei Lavori Pubblici, all'epoca retto dell'allora ministro, prof. Giacinto Bosco docente universitario e giudice della Corte di Giustizia UE, indisse un concorso di idee internazionali finalizzato a raccogliere i migliori progetti per la realizzazione di una grande opera che avrebbe dovuto congiungere le due regioni più a sud d'Italia.
A tal proposito, furono presentati 143 progetti finalizzati al confronto delle varie metodologie di costruzione dei maggiori esperti mondiali e, già all'epoca, per gli studi preliminari furono stanziati oltre tre miliardi di lire. Ad onor del vero i libri di storia, ci rivelano che l'idea di unire continente e Sicilia, viene fatta risalire almeno al 1840, quando Ferdinando II di Borbone (re delle Due Sicilie – detto anche re Bomba), pensò di realizzare il ponte in argomento e incaricò, per l'occasione, un gruppo di architetti e ingegneri di fornirgli dati e notizie circa la fattibilità dell'opera ma sembra abbia rinunciato, per l'alto costo non sostenibile per le casse del Regno.
Addirittura qualcuno torna indietro di qualche millennio, rievocando perfino fatti lontani nel tempo, risalenti al 241 aC, ante guerra punica, quando il console romano Lucio Cecilio Metello, che aveva sottratto 140 elefanti al cartaginese Asdrubale (fratello di Annibale e Magone nonché figlio di Amilcare), aveva il problema di come portarli a Roma essendoci i tre chilometri di mare che dividevano la Sicilia dalla Calabria. Senza voler sviscerare l'intera storia nonché la cronologia burocratica relativa alla realizzazione dell'opera, di recente il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), ha dato il proprio assenso all'inizio delle attività lavorative.
L'ambizioso progetto, dal costo di oltre 13 miliardi di euro, dovrebbe vedere la sua completa realizzazione entro la prima metà del prossimo decennio, semprechè già dal prossimo settembre, i cantieri iniziano a lavorare. Tuttavia, pur trattandosi di un annuncio (a dir poco) importante, forse un po' di realismo in più e una maggior prudenza, male non avrebbe fatto, come è noto a tutti, il nostro Paese è pieno di realizzazioni titaniche sparse per l'intero stivale è, mai ultima e/o rinviate per proteste, ricorsi, contenziosi ecc…
detto ciò, pur volendo comprendere l'euforia, forse anche la soddisfazione di dare inizio ad un'impresa faraonica che mai nessuno in passato aveva avuto la forza di realizzare, in questi casi, sarebbe auspicabile da parte del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (Matteo Salvini), maggiore sobrietà, perché pur non volendo entrare nel merito dell'argomento - che, probabilmente, avrà anche tanti risvolti positivi - tuttavia la lunga strada da percorrere è colma di ostacoli.
Per meglio comprendere la portata dell'argomento in trattazione, è bene fare una sorta di breve riepilogo dei vari risvolti politico/burocaritici, susseguitisi nel corso dei decenni, iniziando col ribadire che:
- il 17 dicembre del 1971 il governo retto da Emilio Colombo (DC) approva la L. n. 1158 che autorizzava la creazione di una società concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile viario e ferroviario;
- nel 1979 il governo, presieduto da Francesco Cossiga (DC) approvò la costituzione della società concessionaria Stretto di Messina SpA;
- nel 1986, il presidente dell'IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) Romano Prodi - democristiano nominato nel 1982 dal Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini - dichiarò che il ponte era una priorità e che entro il 1986, i lavori sarebbero stati ultimati;
- nel 2001, i due principali candidati alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri - Silvio Berlusconi e Francesco Rutelli - durante la campagna elettorale per le elezioni politiche manifestarono il loro sostegno politico alla proposta di costruire il ponte che collegava la Sicilia alla Calabria;
- nel settembre 2016, l'allora Premier Matteo Renzi, rilanciò l'idea della costruzione del ponte sullo stretto, allo scopo di limitare l'isolamento in cui versava la regione Calabria ed incrementare, in tal guisa, i rapporti con la Sicilia, affermando, nel contemporaneo, che il ponte sullo stretto avrebbe creato 100.000 nuovi posti di lavoro (ANSA 27 settembre 2016);
- nel giugno 2020 Giuseppe Conte, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, dichiarò che avrebbe valutato "senza pregiudizi" il progetto di costruzione del ponte sullo stretto perché l'Alta Velocità deve arrivare ovunque, anche in Sicilia” - (su Informazione – Notizie a confronto - 5 giugno 2020).
Alla stregua dei fatti finora esposti, , tanti in passato sono stati favorevoli alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina, tuttavia, oggi, vuoi per scelta politica, vuoi per ideologia, vuoi per altro ancora, le opinioni in merito, sono discordanti, anche da chi in precedenza aveva espresso parere favorevole in merito.
E’ di questi giorni la notizia che molti esponenti dell’opposizione criticano aspramente questa scelta, asserendo che si tratta di uno sperpero di danaro pubblico. Beh a costoro si potrebbe rispondere che questa grande opera pubblica, poteva essere costruita con i 18 miliardi di truffa dei rispettivi Superbonus, fortemente voluti dal Movimento 5 stelle e scoperti dalla Guardia di Finanza ancora in questi giorni. Un enorme macigno che ha gravato fortemente anche sulla pregressa legge finanziaria.
Il giornalista Luciano Capone (redattore del Foglio), definisce il Superbonus “Uno dei disastri finanziari più grandi della storia della Repubblica”, scrivendo perfino un libro insieme al collega Carlo Stagno, dal titolo “Superbonus come fallisce una nazione”. Senza contare i 220 miliardi all’uopo spesi per ristrutturare solamente il 4% delle abitazioni degli italiani (e neanche dei più bisognosi), inoltre, tra le cause dell'aumento del rapporto debito/Pil, salito al 135,3% (era al 134,6%) ci sono i risvolti per cassa del Superbonus, è quanto di recente affermato da Enrico Flaccadoro, presidente delle sezioni riunite della Corte dei Conti.
E fermiamoci qui, ecco, sembra quasi che il bue chiami cornuto l’asino. Ad ogni modo, volendo usucapire una famosa frase di Alessandro Manzoni, tratta dall’ode “Il Cinque Maggio“, composta in occasione della morte di Napoleone Bonaparte, “ Ai posteri l’ardua sentenza”, vale a dire il giudizio definitivo su questo specifico evento storico lo daranno le future generazioni, ancorchè parrebbe già ben chiaro chi approfitta di qualsiasi occasione per criticare a prescindere.
* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione)
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