Lo spread mai così basso da quindici anni

Giuseppe Montuori * 3 Luglio 2025
Lo spread mai così basso da quindici anni

E’ di questi giorni la notizia che lo spread (differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi),  in passato, tanto temuto da far penare l’intera penisola italica, è sceso sotto i 90 punti. E’ una notizia non da poco che, sicuramente, rallegrerà l’intera  popolazione ma, qualcun altro che aveva previsto per l’Italia “tuoni, fulmini e saette” da un punto di vista economico/finanziario, non farà salti di gioia. Non è certo una buona notizia per chi pur di avere un tornaconto politico, forse avrebbe addirittura sperato nel default italiano (sia politico che economico), costoro se ne facciano una ragione, perché il governo guidato dalla pilota “Giorgia Meloni”, sta affrontando le strade e le curve più pericolose, con la “diligenza del buon padre di famiglia”, vale a dire con quella cura, attenzione e prudenza,  che una persona dovrebbe usare nell'eseguire un compito, ovvero nel gestire gli interessi di un grande Paese come l’Italia.

Erano 15 anni che non si otteneva un risultato del genere, precisamente da quel 2010 in cui il governo in carica era a trazione berlusconiana, parliamo della XVI legislatura, iniziata nel 2008 e terminata come tutti sappiamo il 16 novembre 2011 a seguito delle dimissioni dell’allora Presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi), poi sostituito dal governo tecnico con a capo Mario Monti. Sembra passato un secolo o forse più.  Fino a quel periodo il problema “spread” era quasi sconosciuto e, i rendimenti dei titoli di stato nella UE erano uniformati, non vi era poi tanta differenza tra quelli ellenici e quelli teutonici, con un rischio del credito basso, fino all’arrivo della crisi dei “mutui subprime”, di provenienza USA. 

Per intenderci i mutui subprime sono (erano) prestiti immobiliari concessi a debitori con un indice di solvibilità basso quindi più vulnerabili e rischiosi per i creditori e, purtroppo, da quel momento, ebbero inizio i problemi finanziari dell’Eurozona sul quale ricaddero i peccati di una politica economica americana assai spregiudicata, quasi scellerata. Quindi, uno dopo l’altro, i tantissimi  debitori subprime, dal rischio, passarono alla insolvenza “certa”, ebbero così inizio ritardi nei pagamenti e tanti altri problemi di natura finanziaria, legati a questi titoli poi definiti “spazzatura”.  Le prime vittime di questa politica economica/finanziaria audace e disinvolta, naturalmente furono le banche, tante delle quali chiusero i battenti e/o costrinsero i rispettivi governi a costosissimi salvataggi pubblici, ovviamente a spese dei cittadini, con i debiti dei titoli pubblici in serie difficoltà. In tutto ciò fu stilata una sorta di lista dei vari stati, distinguendo quelli virtuosi da quelli che non lo erano affatto e, tra quest’ultimi, fu inserita con molta disinvoltura l’Italia. 

Tanti Paesi come Grecia e Irlanda, furono i primi a perire, seguiti poi dal Portogallo, Spagna e Italia. Purtroppo tutto ciò coincise con la crisi dello spread  cadde Atene e subito dopo Dublino, poi venne il turno di Lisbona e, infine, l’attenzione si spostò su Madrid e Roma.  Molti speculatori incalliti, avrebbero sperato nella fine dell’euro che fu solamente sfiorata, è purtroppo, l’Italia rientrò in questo triste gioco di sfruttamento finanziario, ancorchè i nostri conti non erano così disastrati come molti pensavano all’epoca.  Per intenderci era il periodo durante la quale nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sorrisero su una domanda inerente la fiducia su Berlusconi.

Ecco per molti addetti ai lavori, analisti finanziari, esperti di economia, può sembrare strano ma l’atteggiamento ironico, ai limiti del grottesco della cancelliera tedesca e del presidente francese, racchiudeva la fragile/inesistente stima verso il Belpaese. Per fortuna quel periodo è oramai lontano e ad una Merkel fuori dai radar politici ed un Sarkozy con i suoi problemi con la legge, nell’Eurozona  fa la sua comparsa una donna che nel giro di poco tempo ha rassicurato tutti i mercati al punto da essere apprezzata da tanti giornali internazionali, non solo conservatori.

Oggi si deve a lei se la locomotiva Italia a ripreso a “viaggiare”, diventando uno dei maggiori esportatori a livello mondiale, primo all’interno dell'Eurozona per esportazioni verso gli USA.   Non esiste una ricetta ad hoc, ma senza ombra di dubbio, una maggioranza politica forte ed una premier importante e dotata di grandi capacità politiche, hanno portato l’Italia a essere uno dei partners più importanti d’Europa e, se è vero che nulla avviene per caso, la riduzione dello spread è sicuramente figlia della politica economica finora adottata dall’esecutivo in carica.

* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione)

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