Parole parole parole: OS(PI)TE

Pasquale Gerardo Santella 14 Aprile 2021

Partiamo dall’oste, il padrone o conduttore di una osteria. Il nome viene dal latino hospes, ospite, che aveva anche una seconda forma hostis. Entrambi con il significato originario di “straniero”, ma mentre la prima forma hospes mantenne in latino un significato buono, cioè di straniero amico, la seconda forma, hostis, ne assunse uno cattivo, cioè di straniero che porta guerra (da cui l’aggettivo italiano ostile).

Da hospes è venuto anche il nostro ospite, che indica, come già in latino, sia lo straniero che viene accolto, sia colui che accoglie lo straniero. E infatti ospite, per questa sua doppiezza di significato, è l’unica parola della nostra lingua rimasta fedele alla sua origine “bifronte”.

E questo perché in essa “era contenuto “un senso di reciprocità di diritti e di doveri tra l’accogliente e l’accolto, che è poi alla base della vera ospitalità, e che li metteva sullo stesso livello” (Gabrielli).

Come vedete, a volte l’etimologia di una parola può dare indicazioni adeguate anche nel comportamento da avere nei confronti di un fenomeno sociale quale l’immigrazione. Ma concludiamo con una nota curiosa.

Sapete che il nome delle hostess (le ragazze selezionate dalle compagnie aeree per la loro bellezza, intelligenza e finezza per assistere i viaggiatori durante i voli) non è altro che una verniciatura all’inglese dell’italiano ostessa?

Ma noi italiani, conoscendone l’etimologia e un poco vergognandocene, le chiamiamo assistenti di volo.

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